lunedì 28 settembre 2015

CACCIA GROSSA

All'esterno del quasi infinito e irregolare perimetro della raffineria “Chandra oil & gas”, conglomerata mondiale dei combustibili, le strade che lo affiancano sono punteggiate dalle luci alogene arancioni dei lampioni. Una macchia bianca, fosforescente, ricorda la presenza della reception, illuminata a giorno dalle lampade a alta intensità.
Al suo interno il monotono rito aziendale del passaggio delle consegne tra turni consecutivi.
-Nulla da segnalare- pronuncia con voce misurata Kamila-tutto regolare-; i due dipendenti destinati a iniziare il servizio notturno annuiscono meccanicamente.
Tutti i presenti indossano impeccabilmente le uniformi grigie dei servizi di sicurezza della conglomerata; il loro aspetto fisico, plasmato da palestra e trattamenti dermocosmetici, rasenta la perfezione.
Kamila, e il suo collega Louisio, sono la coppia che ha quasi terminato il periodo di lavoro.
Il loro legame non è solo professionale, ma anche sentimentale. Tra poco raggiungeranno la torre residenziale aziendale, posizionata ai piani alti della città, dove gli è stato assegnato un alloggio.
Devono attendere ancora 22 mesi, poi concepiranno una vita; così è scritto nel loro piano di sviluppo interpersonale elaborato dalla Sezione Risorse Umane.
I subentranti osservano una bicicletta, unta e impolverata, appoggiata, come un insulto, ai vetri a specchio lindi e brillanti.
-Il cacciatore è già in circolazione?- chiede il più anziano dei due.
-Sì, è arrivato in anticipo- conferma Louisio-quel bastardo ha pedalato più velocemente del solito evidentemente-
-Già, è quasi più animale di quelli che deve debellare- aggiunge Kamila-un autentico lurido periferico-
Scoppiano tutti in una fragorosa risata.
-Tenetelo presente; è posizionato al termine del canale. Non andate in quell'area- raccomanda Louisio-quello deve essere abbastanza svitato, forse è imprevedibile-
Saluti di rito. La coppia da prima pagina del sito aziendale raggiunge il nido d'amore.
I due colleghi prendono posto dietro alla grande scrivania in stile minimalista e prezioso legno che nasconde il sistema di osservazione remota; un altro comodo periodo di lavoro ha inizio.
Il canale. Raccoglie scarichi liquidi da tutti i reparti di processo dell'impianto; contiene una miscela chimica tossica e variabile periodicamente diluita dall'acqua piovana. Dal punto di vista della direzione dello stabilimento termina contro la rete polimerica a alta resistenza che delimita il perimetro.
Per il resto del mondo prosegue; attraversa e fiancheggia le strade delle periferie bagnate da tanti altri corsi d'acqua del genere. Regalano miasmi e vapori a tutti gli abitanti e poi si perdono nei campi della campagna anemica e sbiadita resa inutile dalle coltivazioni idroponiche in serra.
Il cacciatore è appostato nelle vicinanze; la sagoma del corpo alto e robusto è avvolta dalla penombra prodotta da grovigli di tubi, valvole e serbatoi.
Attende le prede comodamente seduto sul bordo di un basso muro di contenimento sbrecciato. Taide osserva attentamente il canale.
Indossa una vecchia uniforme da combattimento, ormai resa quasi bianca da infiniti lavaggi a secco; un ricordo come il dolore alla gamba.
Intelligenza vivace e spirito di avventura. Alla fine del ciclo scolastico integrale obbligatorio una compagnia contractor lo avvicina; proposta interessante il mestiere delle armi. Avventure e soldi; allettante possibilità alternativa rispetto al lavoro in una struttura industriale.
Frequenta assiduamente le macellerie dei campi di battaglia della guerra per i giacimenti di metano. Il tempo passa impietoso; scopre di non essere un veterano ma un sopravvissuto.
Durante la undicesima “campagna del gas” nei sobborghi infiniti di una dimenticata città della Nigeria inciampa in una piccola sfera bianca e opaca.
Una mina antiuomo a proiezione di plasma dissolve completamente una gamba. Resta una serie di ossa carbonizzate. Taide improvvisamente è inutile; licenziato, torna in Egitto affidato alle cure della Sicurezza Sociale.
L' Ufficio Infortuni provvede alla permanenza in ospedale e alla ricostruzione della gamba con tessuti sintetici a accrescimento progressivo. La contribuzione versata dalla compagnia equivale al minimo legale; i materiali tecnomedici a basso costo gli hanno lasciato un arto dolorante accompagnato da un misero sussidio statale che in qualche modo deve integrare.
Zoppicante trascina una gamba ricoperta da pelle simile a plastica liscia. Lavora come guardia del corpo per politici di basso livello; qualche volta protegge a pagamento anche capi criminali di diverse bande di strada, alleate o avversarie in base a come soffia il vento del contrabbando di farmaci e della distribuzione di stupefacenti illegali.
Apre una custodia in plastica riciclata antiurto nera. Il cacciatore estrae la sua arma; fucile Wang-bei corredato di ottica a infrarossi uscita dalla produzione parallela Colombiana.
Incredibilmente migliore dell'originale svizzero, e molto meno costoso.
Una serie di eventi, apparentemente senza legami, ha prodotto il motivo per il quale la raffineria è diventata territorio di caccia.
Per molto tempo Il Cairo, la grande città, è cresciuta allargandosi all'infinito. Poi l'espansione è diventata verticale, vertiginosa.
Edifici sempre più alti serviti da ascensori rapidi contenuti in scintillanti torri metalliche che puntano il cielo; collegate dalla monorotaia sospesa che entra in ogni fabbricato dove si trovano anche le stazioni. Cataste infinite di piani che contengono persone, case, servizi.
Lo slancio verso l'alto ha come base la elegante area centrale della megalopoli; i quartieri periferici sono sempre esposti ai raggi ultravioletti e alle piogge più o meno colorate dall'acido solforico che sbianca e screpola l'asfalto delle strade.
Per i residenti del mondo verticale la metropolitana sotterranea è diventata inutile. I membri della assemblea municipale simulano da anni l'incapacità di eleggere un sindaco; tutti i loro nomi sono iscritti nei libri delle donazioni delle conglomerate.
In attesa del sindaco che non sarà mai eletto il governo centrale ha nominato un commissario alla città; ex dirigente della corporazione delle conglomerate.
Una persona che controlla il bilancio. Per risparmiare ha abolito la metropolitana sottoutilizzata nella parte centrale della città dimenticando che nei sobborghi era l'unico sistema di trasporto efficace.
Gallerie vuote, stazioni deserte. Silenziosamente la gente ombra, nati e mai registrati nelle basi di dati anagrafiche, cittadini inesistenti frequentemente residenti nelle fogne hanno invaso e colonizzato le strutture della ferrovia sotterranea.
Nel sottosuolo sono state scavate gallerie e i collettori fognari raccordati con le cavità della metropolitana; generatori a celle combustibili forniscono energia, pozzi non autorizzati procurano acqua che nessuno ha mai avuto il coraggio di campionare e analizzare.
Ogni tanto qualche cantiere fantasma finisce malamente e il suo posto è preso da laghi putridi e limacciosi che arricchiscono il panorama del mondo senza sole.
Laboratori clandestini producono oggetti, dispositivi, sostanze chimiche; contemporaneamente traffici di ogni genere prosperano indisturbati.
In questo stimolante ambiente il clan dei cambogiani gestisce la prostituzione. Agli anziani balena un idea adatta a incrementare le entrate.
Nella caverna artificiale e parzialmente allagata, opportunamente riscaldata, che ha preso il posto di una stazione di scambio tra 2 linee allestiscono un allevamento di prolifici coccodrilli, prelevando dal Nilo i primi soggetti, seguita da una catena industriale di macellazione e confezionamento.
Vera carne al sapore di idrocarburi in quantità enormi distribuita a prezzi bassissimi; un successo.
L'iniziativa imprenditoriale non è gradita alla mafia norvegese. Gestiscono la fabbricazione e il commercio dello insipido e gommoso cibo sintetico; i tranci di coccodrillo hanno intaccato profondamente il rendimento della loro attività.
Decidono di dialogare energicamente con la concorrenza. Due cariche di esplosivo da demolizione sbriciolano l'allevamento, i cambogiani e parte degli animali.
Un discreto numero di esemplari guadagna la libertà scivolando tra macerie e parti umane di ogni genere insediandosi in canali e condotti fognari.
In municipio tutti conoscono l'accaduto, ma preferiscono negarlo. I rettili divorano abitualmente le persone che appartengono alla gente ombra; non è possibile occuparsi della sorte degli spettri.
La nuova sottospecie dei coccodrilli urbani si adatta all'ambiente circostante. L'evoluzione raggiunge una fase che li spinge a navigare tra i canali a cielo aperto e qualche loro rappresentante esplora il canale di scarico della “Chandra oil & gas”; lo trovano tiepido e interessante, diventano una trascurata costante presenza.
Fino a quando decidono di assaggiare un cittadino ufficiale. L'ignaro addetto alla manutenzione, mentre revisiona una pompa di rilancio, è divorato; rimangono la cassetta degli attrezzi, un braccio e il cranio. La scena è decorata da geroglifici di sangue di svariate dimensioni dispersi in tutte le direzioni.
Il consiglio di amministrazione considera l'evento molto disdicevole. Per una azienda che ha conseguito certificati di qualità e sicurezza riconosciuti globalmente inserire nel documento di valutazione dei rischi la possibilità che i lavoratori possano essere mangiati è un pessimo biglietto da visita.
Il presidente della conglomerata ha avuto un travaso di bile. La pompa non riparata ha prodotto una ingente perdita di idrogeno raffinato; una pugnalata al bilancio.
Se vuole evitare la rimozione il direttore dell'impianto deve trovare rapidamente una soluzione. Chiede la collaborazione a un consulente per la sicurezza; persona affidabile, espulso dalla polizia dopo una inchiesta per corruzione, ha dimostrato le proprie capacità allestendo reti di sorveglianza per controllare le attività personali extra lavorative dei dipendenti.
Pubblica qualche richiesta tra i post di un sito dedicato alla ricerca di addetti alla protezione personale; Taide risponde, è la persona adatta.
Per 3 notti alla settimana deve eliminare i coccodrilli; caccia grossa.
Un ingaggio semplice, soldi facili garantiti.
Il cacciatore appoggia il calcio in alluminio del fucile contro una spalla e incolla un occhio al mirino a infrarossi; muove il busto tracciando lenti archi nell'aria della notte in direzione del canale.
Interrompe il movimento. Osserva. Dalla superficie dell'acqua affiora silenzioso il muso di una preda; lo ha inquadrato, un tiro perfetto.
Taide ruota il corpo impercettibilmente di qualche decimo di grado; preme delicatamente il morbido grilletto e la scia arancione di un proiettile razzo da 15 mm per qualche istante colora la penombra.
Impatto con la superficie liquida, spruzzi che si sollevano e bersaglio mancato. Immersione, il coccodrillo si allontana velocemente. La scena ha altre due repliche identiche prima del sorgere del sole; come in una fotocopia alla fine i rettili prendono sempre il largo.
Sbadiglia profondamente. L'alba è vicina; il tiratore impreciso fruga in uno zaino verde e logoro. Estrae un vecchio barattolo di vernice rossa e un paio di vecchi portafogli vuoti così consumati da sembrare masticati. Tutti oggetti acquistati per pochi spiccioli da un rigattiere ambulante.
Con calma infila i portafogli in una tasca della giacca sbiancata dove trovano posto con fatica. La parte dell'indumento è gonfia e svela la sagoma del contenuto; apre la vernice e deliberatamente sporca i vestiti in diversi punti. Una pausa e poi tinge anche le mani.
Macchiato di rosso ripone l'arma nella custodia e chiude lo zaino. Lentamente riprende la posizione eretta, stiracchia i muscoli camminando adagio raggiunge la reception; è ora di uscire, per questa notte la caccia è terminata.
Attraversa il pavimento bianco e illuminato sfregiandolo con lo saliva di uno sputo lanciato dopo un colpo di tosse; silenzioso non saluta.
Esce, carica le attrezzature sulle spalle e pedalando lascia la raffineria.
Avvolti nelle poltrone ergonomiche in kevlar i due addetti alla sicurezza in servizio osservano scandalizzati la macchia lasciata sul pavimento.
-Quello che dicono è vero; è proprio una lurida bestia-commenta uno di loro, un giovanotto da poco in servizio.
-Si, è incredibile-replica il collega anziano-hai notato? Aveva in tasca 2 portafogli, lui è sporco di macchie sanguinolente. Quello uccide i coccodrilli, poi li sventra con il coltello alla ricerca di oggetti personali di gente divorata da quelle bestiacce-.
-Folle, ecco che cosa è. Ma è utile, solo un pazzo andrebbe a cercare i coccodrilli- conclude la giovane guardia con una espressione disgustata dipinta in volto.
Taide prosegue il viaggio verso casa, nelle periferie. Incontra l'aria torrida e carica di umidità e pensa alle sue vicende personali.
Ritiene di avere individuato un riferimento nell'esistenza; un vero professionista si mantiene sempre il lavoro. Per questo applica in pratica il concetto con grande zelo in tutte le notti di caccia.

giovedì 17 settembre 2015

SPACEBOOK NOTE DI IMPIEGO

SPACEBOOK




NOTE DI IMPIEGO

SpaceBook è una applicazione software sviluppata dalla Analytical Graphics, Inc. nell'ambito del programma Commercial Space Operations Center (ComSpOC™) .

Mostra, in tempo reale, la posizione e le dinamiche dei satelliti in orbita intorno al nostro pianeta e permette la loro identificazione; è possibile visualizzare anche la posizione passata e quella futura per ogni singolo satellite.

I satelliti sono rappresentati da punti di colore verde, operativi, e ocra, non operativi.

Gli elementi orbitali impiegati dall'applicazione derivano dal formato di dati TLE, attualmente standard di riferimento internazionale.

In alto, a destra sono presenti 5 icone e, guardandole da destra verso sinistra, hanno le seguenti funzioni:

  • presenza o assenza delle rappresentazione delle costellazioni sullo sfondo
  • orientamento della Terra in una posizione di inizializzazione
  • selezione della modalità di rappresentazione geografica della Terra
  • selezione della modalità di rappresentazione grafica della Terra
  • guida rapida all'impiego di mouse, tastiera e touchscreen per l'utilizzo dell'applicazione

Nell'angolo in basso a destra è visibile una piccola finestra che indica il numero di oggetti presenti nella base di dati e il quantitativo visualizzato.

A sinistra, in alto sotto al logo, sono incolonnati 7 pulsanti che permettono di determinare i criteri per la selezione e visualizzazione di gruppi di satelliti. A partire dall'alto verso il basso permettono queste operazioni:

  • NAME ricerca per nome
  • SSC NUMBER ricerca per numero di catalogazione SSC
  • STATUS ricerca in base alle condizioni operative
  • ORBIT ricerca in relazione al genere di orbita
  • MISSION ricerca in rapporto alle caratteristiche della missione
  • OWNER ricerca per nazionalità o organizzazione di appartenenza
  • TRACKING selezione esclusiva dei satelliti tracciati da ComSpOC

In alternativa, selezionando un singolo satellite con puntatore e mouse, l'oggetto è circoscritto e appare una finestra che indica le caratteristiche principali.

Nell'angolo inferiore sinistro è posizionato il cronometro. Indica la data e l'ora UTC con conteggio in avanti; è possibile fermarlo oppure predisporre il conteggio in avanti o indietro mentre, con l'indice, si varia la velocità del tempo.

Questa ultima operazione determina l'incremento o il rallentamento la velocità della rappresentazione grafica. Una pressione sulla piccola icona contenente un orologio riporta l'applicazione alla data e al tempo attuali.

La parte inferiore dello schermo mostra una linea orizzontale e un indice. La linea indica i giorni mentre l'indice segnala la data corrente; trascinandolo con il mouse è possibile selezionare giorni e rappresentazioni passate e future.

Anche in questo caso per richiamare la data corrente è sufficiente attivare l'icona orologio.

A destra, alla fine della linea, si trova il comando che seleziona la modalità di visione a schermo intero. Per l'impiego della applicazione è sempre necessario attendere il tempo necessario alla connessione con la base di dati.






venerdì 11 settembre 2015

LA CITTA' SENZA FIGLI

Zimin Gorislav capitano dell'esercito della federazione Russa, per la prima volta al comando di una missione operativa, cammina lungo le strade di Ostvosk. La figura alta e slanciata, il passo lungo e atletico, quasi contrastano con l'uniforme da campo lurida e strappata.

Il cielo intensamente azzurro sembra eternamente lontano dai fabbricati disabitati, scrostati, popolati da topi che si rincorrono e insetti vagabondi. Gli uccelli volano tra schegge dei vetri che testimoniano un passato che comprendeva le finestre; entrano e escono da locali dai pavimenti e muri ricoperti di muffa.

Il capitano Gorislav deve rallentare; erbe selvatiche e infestanti hanno abbracciato l'abbandono della città e in alcune aree raggiungono l'altezza delle ginocchia. In periferia il profilo dell'orizzonte è tracciato dalle linee dei complessi industriali corrosi e ossidati.

Zimin conta i morti. Vivi sono rimasti in pochi, per ora; nella sua mente è certo che la fine è vicina anche per lui.

I suoi occhi fissano la realtà ma il cervello non la vede. I neuroni puntano all'inizio di tutto questo; un brillante ufficiale in carriera desiderato al centro di Mosca nel cuore del potere.

Le cellule cerebrali vedono di nuovo l'immutabile arredamento degli uffici del Cremlino; pareti rivestite con pannelli di legno scuro, alle finestre spesse tende trasformano la luce del sole in pallida luminescenza. Le porte ricoperte da ampie imbottiture ricordano l'importanza della discrezione.

Il capitano Gorislav Zimin, irrigidito nell'uniforme di servizio, pensa all'eterna monotonia degli uffici ministeriali; tutti invariabilmente simili e osserva la persona che lo ha convocato, Ariy Grishin. Il ministro per l'energia.

Grishin siede dietro una massiccia scrivania, sprofondato in una imponente poltrona in velluto rossa che sembra ingoiarlo; sfoggia completo grigio e camicia bianca, l'abbigliamento di ordinanza del politico medio.

Una sola nota di personalità: la cravatta blu elettrico con decorazioni astratte gialle. Una recente abitudine dei grandi burocrati per sembrare simili ai comuni cittadini.

Per il resto è una persona di statura media, dal fisico appesantito e poco tonico che ha silenziosamente e spietatamente scalato il sistema politico.

Con le mani leggermente sudate apre il coperchio di un carillon verde posizionato quasi al centro della scrivania, accanto a dei fogli scarabocchiati con grafia incomprensibile.

Il capitano Zimin è bene informato; la scatola musicale è per ora un raro simbolo di potere. Poche persone la posseggono.

Non produce suoni. Al suo interno ora brilla una minuscola luce verde; il ricedisturbatore è attivo. Garantisce la solitudine elettromagnetica; tutti i dispositivi di comunicazione e spionaggio diventano sordi e ciechi. Riservatezza assoluta.

Il ministro è di poche parole:



<caro capitano; abbiamo l'esigenza di ripristinare delle attività nella città industriale di Ostvosk. Diversi tentativi hanno avuto conseguenze spiacevoli e non sono andati a buon fine. La questione riguarda l'uranio, è una priorità nazionale>



Una pausa, sospira e fissa intensamente l'ufficiale silenzioso:



< tra 48 ore assumerà il comando di una squadra speciale. Sarete elitrasportati in quella località. Dovete mettere in sicurezza l'area>



Il politico Grishin apre un cassetto e con un gesto studiato estrae un fascicolo; incollata sulla copertina con bave di ceralacca rossa la busta con gli ordini.



< eccole il rapporto relativo alla situazione e le disposizioni di servizio. Può andare >



Il guerriero Zimin scatta in piedi; prima una stretta di mano e poi il saluto militare.

Rapidamente si allontana. Oltre un ora di anticamera per una conversazione di circa 5 minuti.

Luci fluorescenti, schedari grigi e scrivanie economiche bianche. Gli uffici del comando della difesa territoriale alla periferia di Mosca sono l'antitesi di quelli del Cremlino. Sembrano la sede di una banca o di una società finanziaria.

Gorislav è seduto disordinatamente sopra una sedia girevole blu, dondola pigramente e oscilla a destra e sinistra. Ha tra le mani il fascicolo, legge lentamente e riflette.

Le faccende riguardanti l'uranio sono sempre molto, troppo, serie; conducono direttamente alla spina dorsale della economia della madre Russia. Nel 2037 il trattato di Buenos Aires ha stabilito l'abolizione delle emissioni inquinanti in atmosfera.

Alle ciminiere fumanti è rimasto un arco di tempo di 3 anni per sparire; le nazioni che dispongono di tecnologie per la produzione di energie rinnovabili e impatto ambientale zero non hanno problemi.

Per gli stati entrati da poco nella loro personale epoca industriale sono dispiaceri; una clausola del trattato stabilisce che i paesi che non si adeguano dovranno pagare pesanti dazi nell'esportazione delle loro merci e manufatti di qualsiasi natura essi siano.

Una condizione che li trasforma informalmente in colonie sporche in balia di coloro che posseggono l'evoluzione tecnologica.

La gente del Cremlino offre una alternativa; energia nucleare russa con servizio completo.

Installazione e avviamento delle centrali, fornitura del santo combustibile uranio e per finire ritiro e neutralizzazione delle sgradite scorie radioattive.

L'aria rimane pulita e i dazi sono un ricordo. In cambio di questa generosa assistenza la federazione russa chiede rapporti commerciali agevolati e privilegiati, libertà di installazione di basi militari, manodopera e se necessario mercenari destinati al tritacarne dei perenni conflitti a bassa intensità che circondano la federazione.

Lunga vita e prosperità alla grande Russia e ai suoi indiretti feudi. Per questo il capitano Zimin ha imparato a nominare il signor uranio con deferenza e solo se necessario.

I rapporti e le fotografie ricostruiscono la vicenda.

Ostvosk è una città segreta. Alla fine degli anni cinquanta, all'apice della guerra fredda, accanto a una miniera di uranio a cielo aperto sono costruiti, nascosti nella viscere della terra e ricoperti da boschi, 7 reattori nucleari per la produzione di materiale destinato a armare ordigni atomici.

Per l'amministrazione sovietica miniera 12, impianto 39; quasi un gulag dove inviare persone indesiderate, dissidenti e criminali comuni. Dopo anni seguono scienziati e tecnici specializzati.

Nasce la città, mai indicata sulle carte geografiche, e cresce fino a essere popolata da 70.000 abitanti; poi l'Unione sovietica si dissolve.

Impianti fermi e miniere chiuse; stipendi congelati. Ostvosk rapidamente si svuota, abbandonata e dimenticata.

In molti la conoscono ancora con il nome di “città senza figli”; gli elevati livelli di radioattività e la presenza di masse di sostanze tossiche hanno provocato aborti e la nascita di neonati con gravi malformazioni morti tutti nel giro di poche ore.

In quel luogo non sono mai cresciuti bambini e molte madri e futuri padri hanno conosciuto la follia del dolore.

Ora ha la possibilità di essere di nuovo utile. Gli impianti del ministero per l'energia sono in grado di trattare solo una minima parte delle scorie radioattive prodotte dalla clientela; ufficialmente questa è una realtà innominabile.

Dietro lo scenario della finta trasparenza i residui sono accumulati in luoghi remoti, sconfinate discariche radioattive.

Miniera 12 e impianto 39 possono contenere migliaia di tonnellate di materiale irradiato. Inizia l'operazione di ripristino e conversione di Ostvosk. Il ministero invia in successione 3 gruppi di tecnici e attrezzature per effettuare i lavori ma i componenti di tutti i gruppi decedono sul posto.

I rapporti sono confusi, contraddittori; omicidi, suicidi, incidenti anomali. La relazione conclusiva ipotizza azioni di terroristi o infiltrazioni di agenti stranieri inviati con lo scopo di colpire l'economia russa.

Questi motivi richiedono l'intervento delle forze armate; deve essere ripristinata la sicurezza dell'area e i nemici dello stato annientati.

Il capitano Zimin posa il fascicolo sulla sua scrivania immacolata; lo osserva come un oggetto alieno penetrato all'improvviso nella sua esistenza. L'ufficiale ha una espressione preoccupata.

La sua carriera è semplice, quasi ereditaria. Agosto 1991; durante il tentativo di colpo di stato un oscuro sottufficiale anziano e suo figlio un anonimo giovane tenente si schierano con Boris Eltsin. La parte è quella giusta, prevale, e il tenente Zimin diventa progressivamente importante. Sviluppa la sua carriera legandola alla politica. Ha un adorato unico figlio: Gorislav.

Con l'aiuto del padre, congedato dall'esercito e diventato dirigente di gruppi finanziari legati agli oligarchi industriali, il giovane Gorislav entra nelle forze armate amorevolmente protetto.

L'uomo che deve guidare un gruppo di militari scelti nella misteriosa località di Ostvosk non ha mai avuto incarichi operativi; solo divertenti esercitazioni giusto per rompere la monotonia del tempo trascorso in ufficio.

Ora deve sospendere il suo ultimo e comodo incaricato di addetto all'organizzazione di operazioni particolari finalizzate all'assistenza ai veterani; almeno così è presentato in pubblico.

Esistono gruppi di militari che accumulano azioni cruente oltre ogni limite; imbottiti di farmaci e con le vene spaccate dalle iniezioni di stimolanti. A volte dopo mesi, in altri casi in qualche anno, sono completamente incontrollabili, dediti a ogni genere di violenza e devastazione nei confronti di chiunque.

Secondo una circolare del ministero della difesa conviene trasferirli in località remote della federazione, lontano dai guai. Gorislav Zimin organizza con attenzione convogli ferroviari e autocolonne per il loro trasferimento.

Esegue gli ordini; anche quello strettamente verbale che pochi conoscono e nessuno osa scrivere.

Treni e autocarri hanno sempre malaugurati incidenti che provocano il decesso di tutti coloro che sono a bordo. Comunicato ufficiale, funerali di stato e picchetto d'onore.

Tanti soggetti imbarazzanti in grado di divulgare storie innominabili riposano in pace, per il bene di tutti. Una generosa assicurazione rimborsa i famigliari dei caduti.

Il premio assicurativo di coloro che non hanno nessuno disposti a piangerli e ricordarli transita direttamente nel conto corrente di Gorislav e degli altri organizzatori.

Un extra concesso dal governo per stimolare silenzio e menzogne.

Maledice silenziosamente chiunque abbia deciso di coinvolgerlo nelle faccende dell'uranio e sospetta la vendetta trasversale di una fazione opposta a quella dell'illustre genitore; troppo tardi per inventare una ritirata.

Ha una sola scelta: andare avanti.

Trascina il resto della giornata in chiacchiere con i colleghi, quando è solo prende a calci qualche sedia; tenta di scaricare la tensione.

Per distrarsi si reca a Mosca nei quartieri dove al tramonto la luce del sole è sostituita dalla luminosità di fantasmagoriche insegne.

La meta è il suo locale preferito; Reserve Club la discoteca dei giovani rampanti e di famiglia importante. Gli eleganti energumeni posizionati davanti all'entrata lo conoscono bene e lo fanno entrare con grandi ossequi.

Si unisce alla sua solita compagnia di finanzieri corrotti, ricchi sfaccendati e ufficiali arroganti. Musica, stupefacenti, vodka e donne in vendita; una sera e una notte sfrenate, indimenticabili.

Quando sfiancato esce dal Reserve Club lungo le strade trova quasi esclusivamente gli addetti alla raccolta dei rifiuti. La primavera è appena iniziata, la brezza notturna pungente lo riporta in parte alla realtà.

Incrocia rari passanti, ognuno rinchiuso nel loro mondo. Una giovane donna dai lunghi capelli biondi vestita con formali giacca e gonna blu lo scruta; sembra la classica ragazza troppo per bene finita fuori posto per qualche motivo misterioso.

Generalmente le signorine come si deve quando lo incontrano abbassano lo sguardo; il capitano lo trova divertente. Ma questa gli passa accanto, lo sfiora e sostiene la sua vista con un paio di occhi più oscuri che neri.

Gorislav ha la sensazione di averla incontrata altre volte, ma non riesce a ricordare dove e per quale motivo; forse è semplicemente la conseguenza degli eccessi appena compiuti.

Raggiunge l'elegante abitazione da scapolo e si lancia sul letto vestito, con l'uniforme spiegazzata e macchiata di whisky e caffè. Il sonno lo avvolge rapidamente.

Immobile in un grande prato di erba ingiallita; l'orizzonte è una linea perfetta che segnala la base del cielo azzurro. Una donna vestita con una tunica bianca avanza verso di lui; è ricoperta da un sottile e raffinato velo verde.

Si avvicina e nella trasparenza intravede i lineamenti della ragazza incontrata qualche ora prima in strada; poi il cielo diventa nero e liquido come il catrame e il velo si squarcia.

Ha di fronte un orso grigio e bianco dagli occhi neri; la bocca spalancata e il muso sono macchiati di sangue fresco caldo e fumante. L'animale è gigantesco e eretto, tra gli artigli tiene un teschio ingiallito ricoperto di macchie viola. Gorislav si sveglia sudato, con i muscoli irrigiditi e nelle narici percepisce un inspiegabile odore di morte.

Un altro incubo, pensa; ricorda la nonna, nota anche come sensitiva, che racconta storie di esseri mitologici e riti perduti. Forse, anzi certamente, i ricordi dell'infanzia tornano nel sonno alcoolico.

Tutto destinato all'oblio; prima per allinearsi all'ateismo scientifico dello stato Sovietico e ora per rispetto alla religione Ortodossa e al potente zio pope.

La pioggia fine primaverile scende da nuvole grigie; bagna il cemento screpolato delle piazzole di un eliporto nelle vicinanze di Mosca. Hangar dai portoni metallici ossidati sono ricoperti da terriccio e erba; il loro profilo sfuma con i campi all'orizzonte.

Un grosso elicottero da trasporto è pronto al decollo; colorato in arancione sbiadito e bianco sporco. Codice di immatricolazione civile dipinto sulle fiancate con vernice nera ancora quasi fresca.

Militarmente la missione non esiste. Il capitano Zimin nella cavità di un hangar vuoto studia i 14 componenti della squadra al suo comando. Hanno levato le insegne dalle divise, provengono da unità e istituzioni diverse; ogni diramazione del potere vuole essere rappresentata nelle situazioni critiche.

Sorveglianza reciproca e forse tenteranno di ammazzarsi tra di loro; oppure il bersaglio potrebbe essere lui, Gorislav. Le strade pratiche della politica sono sempre tracciate con il sangue.

Una certezza. Lo guardano e dietro i volti seri ridono. Le loro uniformi da campo sono pulite ma sbiadite, vissute in tante operazioni. Quella di Zimin è nuova, forse indossata per la prima volta; hanno già intuito che il loro comandante è al primo vero incarico operativo, un principiante.

Tra di loro il vicecomandante; il tenente Raisa Bogdanov. Una donna giovane, dalle spalle robuste e dai modi decisi.

Salgono sull'elicottero e il capitano osserva il posteriore del tenente Bogdanov. Tutto sommato una serata con lei potrebbe essere interessante. Prendono posto sui seggiolini in tessuto disposti lungo la fusoliera e posizionati per l'occasione. Al centro zaini e equipaggiamenti trattenuti da grosse reti arancioni.

In volo accompagnati dal rumore quasi assordante delle turbine oltrepassano le nubi e dai finestrini entrano caldi raggi di sole. Il tenente inserisce la testa in una cuffia del circuito intercomunicante e con un gesto convenzionale indica al capitano di fare la stessa cosa.

La donna ha un piccolo zaino personale giallo; Zimin la osserva mentre estrae un fascicolo simile a quello ricevuto dal ministro per l'energia. Ha un sussulto interiore che maschera a fatica, sente il sudore colare lungo la schiena.

La documentazione in possesso di Raisa Bogdanov è più spessa di quella che lui ha a disposizione, sono almeno 10 millimetri di fogli in più; un segno importante, di potere.

Il secondo al comando ha maggiori informazioni; politicamente è più forte del capitano.

La voce distorta dall'intercomunicante.



<capitano desideravo informarla che nelle operazioni di scavo di Ostvosk sono state recuperate delle steli e altro materiale archeologico risalente ai pagani slavi. Si tratta di reperti risalenti all'epoca precedente il cristianesimo. Secondo gli archeologi in quell'area sono presenti i resti di diversi templi sacri per quelle ormai lontane popolazioni. Per il resto penso che sia a conoscenza di tutta la situazione in dettaglio>



<grazie tenente. Sono convinto che gli incidenti siano opera di criminali comuni o sabotatori; comunque i programmi industriali delle federazione non si fermano per leggende o speculazioni di archeologi>



<concordo capitano, grazie per l'attenzione>



Atterraggio nei resti di un campo da calcio; trasporto di equipaggiamenti e attrezzature nel vicino centro scolastico. Un edificio relativamente in ordine; a Ostvosk le scuole non sono mai state frequentate.

Nelle aule le spedizioni precedenti hanno ricavato alloggi e lasciato parecchio materiale. Considerato il contesto dal punto di vista logistico le condizioni sono discrete.

Perlustrazioni e pattuglie nel vuoto umano della città abbandonata. Tutti hanno la possibilità di vedere i reperti archeologici ora accumulati nel grande spazio cavernoso e artificiale dell'impianto 39.

Diverse steli di svariate altezze con disegni e incisioni incomprensibili. Il retaggio di una culture latente nell'anima delle persone e repressa da secoli fino a disconoscerla o ignorarla. Tra tutti i militari del drappello nessuno le trova interessanti.

Presidio del nulla; vento e polvere. La strumentazione registra metodicamente la sola invisibile compagnia.

Radiazioni con valori che oscillano tra appena oltre il tollerabile per un organismo umano e quantità che superano le capacità di misura delle apparecchiature. La periferia di Ostvosk si disperde gradualmente in una foresta di querce dall'aspetto anemico e triste; anche loro accarezzate dal soffio dell'uranio.

Giorni che non portano scoperte o novità; un altra mattinata scivola lenta, in nome del dovere. Spari seguiti da un tempo indefinito spezzato da urla.

Gli ufficiali Zimin e Bogdanov escono correndo dall'edificio scolastico e guidati dalle voci raggiungono il luogo dove ha preso la parola un arma da fuoco.

Un corpo a terra mostra fori di proiettile all'addome e al cranio. Nel petto sventrato del cadavere è conficcata una vecchia vanga arrugginita; il sangue colora l'asfalto di rosso.

Il capitano, sforzandosi di mantenere la calma, si rivolge ai militari presenti.



<Maledizione, che cosa è successo?>



Risponde per tutti un soldato scelto dal volto teso e sospettoso.



<il sergente Kasputin è impazzito. Ha ucciso il soldato Belov e ha estirpato il suo cuore, come può vedere lei stesso. Poi è fuggito urlando frasi senza senso.>



La voce preoccupata del tenente.



<avete idea dove sia andato? Che direzione ha preso?>



La risposta alla sua domanda non tarda. Una voce irrompe dal balcone scalcinato di uno dei tanti edifici abbandonati; sopra il sergente Kasputin recita una litania in una lingua incomprensibile.

Ha le braccia alzate; in una mano è evidente la pistola d'ordinanza. Con l'altra brandisce il cuore del soldato Belov e lo sventola come un fazzoletto.

Raisa Bogdanov lo osserva e urla verso di lui.



<sergente, si calmi. Provi a calmarsi. Lei rimane fermo dove si trova e io salgo a prenderla, d'accordo?>



Il sottufficiale interrompe il delirio, abbassa lo sguardo verso la strada. A voce alta e comprensibile risponde.



<tenente non è il caso che si scomodi. Scendo io, immediatamente>



In silenzio si lascia cadere nel vuoto. In pochi secondi i commilitoni si spostano e il suo corpo impatta al suolo. Rumore di ossa compresse e spezzate; morto all'istante.

Da una delle tante profonde crepe che sfregiano il cemento dei marciapiedi emerge un enorme sciame di formiche e avvolge il cadavere in un sudario di insetti.

All'arrivo della notte gli ufficiali sono tesi, non dormono. I soldati hanno incubi. Nessuno lo dice esplicitamente ma l'accaduto sembra associabile a entità sfuggenti o alla pazzia indotta dall'inquinamento che logora il corpo e confonde la mente.

Silenziosi tutti ricordano le chiacchiere da caserma e i rapporti. Forse esiste un infido morbo di Ostvosk, nemico invisibile e spietato impossibile da combattere solo con la forza e il coraggio.

L'alba di un altro giorno; il caporale Mishin, un gigante dalla muscolatura poderosa, è scomparso. Lo trovano all'interno dell'impianto 39 rigido e abbracciato a una stele. Morto dissanguato con le vene recise all'altezza dei polsi. Accanto ha il coltello tattico e i lineamenti del volto deformati in una maschera carnevalesca.

I componenti della squadra sono agitati. I pessimi sogni notturni sono accompagnati da visioni in pieno giorno. Serpenti con tre teste e grossi uccelli con testa di drago; voci che sussurrano in lingue sconosciute.

Tutti vedono un branco di cani alati che si dissolve volando verso il sole.

Subdola arriva la paura degli altri; il terrore di essere assassinati dai commilitoni impazziti. Sorveglianza reciproca non dichiarata. Il capitano è consapevole che scrivere o inviare rapporti non serve.

Le forze armate non sono disponibili a dare credito a eventi del genere.

Nessuno ha più visto il tenente Bogdanov. Seguono delle orme tracciate nella polvere inquinata e poi impresse nel terreno.

Buona dimostrazione di capacità operativa con risultati rapidi. Raisa è tra le querce, seduta con la schiena appoggiata a una pianta. Rivoli di sangue colano da naso e orecchie e il cuore è fermo per sempre.

Morte inspiegabile. Zimin nota che le è scivolato il berretto e una massa di splendidi capelli neri è libera mossi da una leggera brezza.

Un corvo plana veloce; posa le zampe accanto ai resti della donna e inizia a strappare piccoli pezzi di carne da una mano esangue.

La pelle è rigata da venature simili a quelle del legno.

Asserragliati nella scuola la coscienza di ogni singolo individuo ha compreso che sono gli anelli di una catena nelle mani della morte. Allora decidono di allontanarsi, disertano ognuno in direzioni diverse nella speranza di ritardare il più possibile la fine della loro esistenza.

Il capitano non li biasima e non tenta di fermarli; pistola in pugno vaga per la città deserta alla ricerca di qualche indizio. Cerca un nemico da guardare negli occhi. Il cervello non vuole più pensare al prima. Tutte le energie mentali sono concentrate nel tempo presente; tentano di rallentarlo.

Le spiegazioni razionali non esistono. Il capitano Gorislav Zimin tenta di lasciarsi guidare dall'intuito.

Raggiunge lo scheletro di un edificio; è quanto rimane dell'ospedale. Cammina nei corridoi, qualche cartello, sbiadito, ha opposto resistenza al tempo. Attraversa i reparti di maternità e pediatria. Nota che con della vernice gialla una mano anonima ha tracciato dei nuovi nomi: obitorio e cimitero.

Esce, percorre un labirinto di strade vuote. Raggiunge la periferia e si inoltra tra le querce.

Stanco, sudato si ferma al riparo della provvidenziale ombra di uno degli alberi. Riprende fiato e cerca di mettere ordine nei pensieri.

Una visione. Le querce cambiano aspetto e Gorislav è circondato da donne vestite con tuniche bianche e coperte con veli verdi, come nei suoi sogni.

Non dorme, è sveglio e orientato. Sente le loro presenze, lo circondano ondeggiando leggiadre.

Cantano un litania, comprende le parole. Celebrano le schiere di Igor; una voce senza tono entra nella sua mente e lo avverte.



<non usare la pistola. Non farlo. Con noi è inutile>



Rimane immobile. Vuole allontanarsi, ma le gambe sono paralizzate.

Una di loro si avvicina. Pochi centimetri dal suo volto e improvvisamente riconosce una persona quasi dimenticata. Vera Doronin. Lo stesso viso della giovane donna incrociata nell'ultima notte moscovita.

Un giovanile innamoramento passeggero, poi si sono persi di vista.

Sotto il velo è ancora giovane, il tempo non la ha scalfita; parla con dolcezza.



<Gorislav, mio caro; ricordi di noi ora?>

Risponde con voce flebile.



<si, ma non capisco. Perché... la tua presenza, in questo modo e tutto il resto>



<ora comprenderai, mio capitano. Desidero spiegarti. Questo è un luogo pervaso da energie spirituali. Prima di voi e di tanti altri qui sorgevano i templi dedicati a Svarog e alla sua schiera. Sono gli déi che proteggono il nostro, il tuo, popolo.

Poi gli umani hanno fatto false scelte rinnegando da secoli il vero credo. I templi sono rimasti sotto la protezione della terra e la forza di Svarog e i suoi fedeli si è trasferita nell'universo.>



L'ufficiale è sconvolto; La voce di Vera prosegue.



<E alla fine avete scavato e profanato anche quello che rimaneva dei segni di devozione ai vostri protettori. Per avidità, ingordigia, egoismo avete sporcato la madre terra. Siete stolti al punto da colpire con la vostra malvagità la vita nascente>



Nel tempo di un lampo il capitano Zimin ricorda una delle leggende della nonna. Le Vile; esistono, sono loro.

Sono gli spiriti sopranaturali delle donne che hanno perso i figli o che si sono suicidate; assumono sembianze impensabili, hanno poteri magici e amano fedelmente la vendetta. Miniera 12 impianto 39, il nucleo della città senza figli; l'origine delle Vile di Ostvosk.

Ora sono strumenti dell'ira di Svarog e degli déi legati alla sua essenza. E la sua squadra, e quelle precedenti, ne hanno subito le conseguenze.



<sento capitano. Percepisco il tuo animo, ora tutto è chiaro>



<Vera, perché anche tu sei qui? Come sei finita a Ostvosk?>



<molto semplicemente. Anni, il tempo passa, ma è ancora reale. Tu rientri in accademia e io svanisco dalla tua memoria; per un brillante cadetto sono un intermezzo divertente. Fine.

Io credo nel tuo amore. Ma le mie implorazioni non ricevono risposta; per l'uomo che amo sono invisibile.

Vado alla villa del tuo illustre padre e chiedo la sua benevolenza. Lui ride. Una brava ragazza studiosa che vive nei block alla periferia di Mosca non può aspirare al matrimonio con il rampollo di una famiglia emergente.

Mette mano al portafoglio, chiede alla piccola Vera quanto costa. Come una sgualdrina.

Urlo. Ho nel grembo una vita concepita con Gorislav.

Allora il generale e uomo d'affari Zimin afferra il telefono e chiama le sue personali guardie del corpo.

Trascinano Vera nell'autorimessa. Spiegano che deve sparire e arrangiarsi in silenzio con il piccolo bastardo che attende. Due uomini e una donna; individui freddi, muscolosi e spietati.

Strappano i vestiti della studentessa timida e a turno si divertono con lei, la donna guarda e ride. Alla fine è senza forze distesa sul pavimento gelido; allora la gentile signora si avvicina e la colpisce con una infinità di calci all'addome. Poi la buttano in strada>



L'uomo Gorislav Zimin balbetta; la gola è secca e le corde vocali doloranti.



<non sapevo. Non lo avrei mai permesso...>



La Vila lo interrompe.



<non volevi sapere. Esisti solo per il tuo compiacimento. Non proferire inutili giustificazioni; questo è il mio mondo e non puoi dare ordini o imporre condizioni. Ora devi ascoltare, non ho finito.

La ragazza perde la creatura e la dignità. Deve però andare avanti, nel piccolo appartamento inserito in alveare di cemento scolorato la attende un padre malato e vedovo; lei deve occuparsi di lui.

Vera trova un lavoro; World Wide Contractor la più grande compagnia mondiale di mercenari. Impara, combatte per nessuna e cento bandiere e guadagna. Ma per lei è importante solo la rabbia, è una perfetta guerriera. Suo padre lascia questo mondo; sola, opera nel sud est asiatico per importanti clienti non istituzionali. Triadi, yakuza e qualche movimento politico.>



Con la bava alla bocca l'ufficiale esprime i propri pensieri.



<forse hai agito con l'armata e a volte contro di noi. Siamo amici, nemici? Cosa siamo?>



La entità che ora è Vera risponde con voce allegra, divertita.



<siamo amanti, mio caro. Per questo racconto tutto, non posso avere segreti con il mio bellissimo uomo. Dopo tante gole tagliate e vite interrotte desidero la pace interiore. In un antico quartiere delle frenetiche isole nipponiche conosco persone che iniziano la mia mente alla meditazione e agli stupefacenti. Progredisco e vedo la verità che imbeve il mio spirito; decido di abbracciarla.

Grazie alle sostanze giuste il mio corpo, inutile involucro e ostacolo, muore. L'energia vitale oltrepassa i confini di questo misero mondo. Gli dèi sono accoglienti e sono per l'eternità al loro servizio con le sembianze di una Vila.>



Gorislav Zimin attonito e senza parole spera ancora di sognare; forse è un incubo.

Ma Vera Doronin continua a parlare; la sua dolce voce entra nel cervello e lo sospende in attimi infiniti.



<amore, gli dèi sono generosi. Abbiamo potuto ritrovarci, è magnifico>



I veli lasciano intravedere lo sguardo oscuro di una donna che nella notte percorre le strade di Mosca: movimento lento; forse una mano è tesa verso l'uomo terrorizzato.

Non è un arto bianco dalle pelle liscia e profumata; si tratta di una enorme zampa di orso ricoperta da un folto pelo grigio e bianco.

Rapidamente afferra la gola dell'ufficiale; una morsa corredata dalle lame degli artigli che fendono la pelle e recidono arterie e vene.

Gorislav Zimin chiude gli occhi. La sua esistenza è terminata; lo spirito attraversa il cielo di catrame e raggiunge gli inferi dove tra caverne e fiumi di lava è destinato a osservare per l'eternità i propri errori. Senza avere mai la possibilità di rimediare.

Rimangono un bosco di querce e un cadavere nelle vicinanze di una città senza figli e priva di abitanti dove, lentamente, la natura invade le costruzioni dimenticate.

Ariy Grishin, ministro per l'energia, ha avvisato la solerte segretaria. Non vuole essere disturbato da nulla e nessuno nelle prossime ore. Rinchiuso in ufficio, le tende abbassate chiudono fuori il mondo, esamina l'ennesimo rapporto relativo a una spedizione a Ostvosk.

Come sempre tutti morti. Uccisi tra di loro, suicidi e alcuni disertori investiti e deceduti in incidenti stradali.

Tutto perfetto, altri maledetti dannati sono agli inferi.

Peklenc, dio del sottosuolo, osserva il corpo che abita e i buffi indumenti che indossa; nel corso delle ere ha avuto la possibilità di possedere un numero infinito di umani. Ma un ministro, un politico come li chiamano, è la prima volta. Lo trova divertente, ride silenziosamente.

Il dono di Svarog, la Vila Vera, è uno splendore. Potente e devota; doveva proprio esaudire il suo unico desiderio: condurre nel mondo oscuro un umano in particolare.

Alla fine dei conti per Peklenc è sempre uno spirito da sfruttare.

Ora deve tornare a fare il ministro. Prepara la richiesta urgente per una nuova spedizione esplorativa da inviare a Ostvosk, frontiera tra il mondo dei viventi e il suo sotterraneo regno.